Mindfulness: di cosa si tratta?
Mindfulness è un termine generico usato per identificare un gran numero di pratiche, processi e caratteristiche, in gran parte definite in relazione alle capacità di attenzione, consapevolezza, memoria concentrazione e accettazione.
Il termine ha la sua base storica nel buddismo (cfr Bodhi, 2011; Dreyfus, 2011; Dunne 2011; Gethin, 2011; Kabat-‘inn, 2011) e ha raggiunto ampia popolarità in psicologia, psichiatria, medicina, nelle neuroscienze e in altri campi, inizialmente grazie al suo ruolo centrale nella riduzione dello stress basata sulla consapevolezza (MBSR; Kabat-‘inn, 1990)
Spesso la “mindfulness” denota semplicemente una facoltà mentale che permette di essere “coscientemente consapevoli” e di “prendere coscienza delle situazioni attualmente prevalenti” (Kabat-1990; Langer, 1989). Altre volte, la “consapevolezza” può fare riferimento alla pratica formale di sedersi su un cuscino in una posizione specifica e concentrarsi (più o meno con successo) sul respiro o su qualche altro oggetto focale.
Per consapevolezza si intende “consapevolezza momento per momento”, coltivata prestando attenzione “in modo specifico, nel presente momento, il più possibile non reattivo, non giudicante e aperto” (Kabat-‘inn, 1990, 2011).
I BAMBINI E GLI ADOLESCENTI
Nei bambini e negli adolescenti Mindfulnes e meditazione aiutano a sviluppare una serie di competenze trasversali che permettono di affrontare ciò che avviene intorno e dentro di loro con atteggiamento più saggio e compassionevole.
Le competenze trasversali in questione sono:
• concentrazione,
• calma,
• visione,
• riformulazione,
• caring (inteso come prendersi cura di sé e degli altri).
Quando bambini e ragazzi si concentrano su un’esperienza del presente (ad esempio sui suoni percepiti in una stanza) la loro mente tende a calmarsi e viene favorita l’apertura di uno spazio interiore che permette loro di vedere più chiaramente cosa sta accadendo. Quando prendono coscienza di ciò che succede nella loro mente e nel loro corpo, imparano a usare le sensazioni (“mi sento agitato” oppure “ho le farfalle nello stomaco”) per fermarsi a riflettere prima di parlare o agire.
Attraverso questo processo diventano meno reattivi e acquisiscono consapevolezza di ciò che accade dentro e attorno a loro. Invece di concentrarsi sul risultato, si concentrano sul tentativo di reagire alla situazione con saggezza e compassione.
Il caring e la connessione con gli altri emergono naturalmente allorché bambini e ragazzi vedono la rete di rapporti, cause e condizioni che crea il momento presente. Hanno allora l’opportunità di riformulare la loro interpretazione di una situazione e possono scegliere di parlare e agire coerentemente con quelle competenze.
(Susan Kaiser Greenland, Io e te su una nuvoletta).